1.Quali sono i principali disturbi, malattie ed eventi morbosi suscettibili di interventi di stimolazione e riabilitazione cognitiva?
· Malattie Degenerative del Sistema Nervoso
· Vasculopatie Cerebrali
· Malattia di Alzheimer e altre Demenze
· Malattia di Parkinson e altri disturbi del movimento
· Disturbi Cognitivi
· Sclerosi Multipla
· Deficit Neurologici su Base Tumorale e Infettiva
· Traumi cranici
Queste problematiche possono determinare DISTURBI DELLE FUNZIONI CORTICALI SUPERIORI, per le quali si attua una valutazione neuropsicologica, riabilitazione/stimolazione cognitiva, terapia occupazionale.
2. Quali sono gli interventi psicologici e neuropsicologici che sono consigliati?
Le psicologhe esperte in neuropsicologia forniscono una valutazione neuropsicologica di primo e secondo livello.
Per effettuare una valutazione neuropsicologica attendibile è necessaria la collaborazione della persona. Questo è generalmente possibile attraverso un colloquio clinico-anamnestico che consente alla persona di comunicare la sua interpretazione della situazione e di condividere i motivi e gli scopi della visita. L’ambiente in cui si svolge l’esame garantisce riservatezza, comfort e tranquillità. Il paziente deve portare alla visita eventuali occhiali da lettura e/o l’apparecchio acustico qualora ne faccia uso.
· Il primo obiettivo della valutazione neuropsicologica a fini diagnostici è quello di giungere a distinguere le modificazioni cognitive compatibili con l'invecchiamento normale da un declino cognitivo patologico.
· Il secondo obiettivo (quando viene accertata la presenza di un declino cognitivo patologico) è quello di contribuire alla diagnosi differenziale tra le diverse forme di demenza (malattia di Alzheimer, demenza vascolare, demenza frontotemporale, ecc.) e per tale motivo sarà indispensabile eseguire una valutazione approfondita.
La valutazione neuropsicologica:
- Si basa sulla somministrazione di test standardizzati per valutare:
· attenzione (selettiva, divisa e sostenuta)
· funzioni esecutive (pianificazione, memoria di lavoro, flessibilità mentale, inibizione, giudizio critico)
· memoria (a breve e a lungo termine sia verbale che spaziale, memoria semantica)
· linguaggio (espressivo e ricettivo)
· abilità percettivo-motoria (abilità prassiche e prassico-costruttive, visuo-percettive)
· cognizione sociale (teoria della mente)
- Non si avvale unicamente degli elementi quantitativi per giungere alla conclusione diagnostica, ma ricorre anche ad un'attenta analisi qualitativa (informazioni anamnestiche, stato emotivo-motivazionali della persona esaminata, eventuale presenza di fattori iatrogeni, strategie utilizzate nell'affrontare i test, tipologia di errori, ecc.).
- Si conclude con la stesura di un referto neuropsicologico esaustivo riportante in dettaglio le prove somministrate ed i rispettivi punteggi, i commenti dello specialista e la definizione di una diagnosi neuropsicologica.
Per ottenere una valutazione neuropsicologica approfondita, è quindi necessario effettuare un colloquio e somministrare numerosi test che richiedono almeno una seduta due ore circa.
3.Che cos'è la RIABILITAZIONE/STIMOLAZIONE COGNITIVA ?
Le difficoltà di memoria, attenzione, linguaggio e di gestione delle attività della vita quotidiana possono essere affrontate attraverso specifici interventi di stimolazione cognitiva:
È un insieme di strategie e tecniche di intervento (esercizi cognitivi di varia tipologia e livello, supporti cartacei, video ed informatici) teso a migliorare la capacità del paziente di gestire, superare, ridurre o compensare i deficit cognitivo-comportamentali causati dal danno cerebrale.
Gli esercizi predisposti dalle psicologhe esperte sono finalizzai al raggiungimento del massimo grado di autonomia e indipendenza possibile, nell’ottica del benessere complessivo della persona.
La STIMOLAZIONE COGNITIVA consiste in compiti finalizzati alla riattivazione delle competenze residue, quindi promuove l’utilizzo delle capacità ancora sufficientemente conservate e favorisce il rallentamento della perdita funzionale delle abilità cognitive causata dalla patologia.
Si svolge individualmente o in piccolo gruppo
4. Cosa si intende con "Prevenzione del declino cognitivo nell’anziano"?
Ovvero: l'importanza dei training cognitivi
La depressione e l’ansia si possono manifestare attraverso sintomi fisici e psicologici e possono essere predittivi di alcune malattie come il Parkinson o vari tipi di demenza.
Rivolgersi ad uno specialista qualora si riscontrino, ad esempio, sintomi come irritabilità, disturbi del sonno, facilità nel pianto o eccessiva preoccupazione è già un ottimo inizio per una buona prevenzione, che ha come scopi quelli di proteggere e mantenere le risorse psicofisiche e ridurre la necessità di un trattamento successivo.
Le persone anziane sperimentano fattori di stress comuni a tutte le persone, ma anche fattori tipici dell’età avanzata come ridotta mobilità, dolori cronici, fragilità, lutto di persone care, calo dello stato socio economico. Tutti questi aspetti possono causare isolamento, solitudine o disagio psicologico.
Il cervello dell’anziano -seppure in maniera minore che nel giovane- si rigenera: se opportunamente stimolato aumenta le proprie capacità funzionali grazie alla generazione di nuovi neuroni e connessioni. Si dice che il cervello è plastico, cioè è flessibile e lo è a tutte le età.
Allenare il cervello è sicuramente il modo più utile per prevenire il declino cognitivo, poiché basta mantenersi mentalmente attivi attraverso attività che piacciono e che sono stimolanti attraverso la partecipazione a training cognitivi specifici pensati proprio per rafforzare specifiche funzioni del cervello (quali la memoria, l’attenzione e il linguaggio e nel frattempo incontrarsi con i propri pari d’età.
La ricerca scientifica ha dimostrato che il rafforzamento della memoria e delle altre capacità cognitive può aiutare a ridurre il rischio di avere un declino cognitivo, prolungare l’indipendenza nella vita quotidiana e migliorare l’umore, il benessere e la qualità della vita negli anziani.
5. Perchè chiedere un supporto psicologico?
ovvero: il sostegno psicologico individuale o di gruppo per il caregiver e la psicoeducazione
ll caregiver, cioè il familiare di riferimento di un paziente in fase di cura, è in grado di influenzare anche la fase di riabilitazione.
In particolare è ormai evidente che il caregiver ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione del percorso riabilitativo. Il suo equilibrio psicofisico influenza la prognosi che, in generale, migliora in funzione dello “stato di salute” della famiglia.
Questo è vero quanto più il caregiver è informato, motivato, coinvolto e adeguatamente formato.
Solo così, infatti, si ottiene quell’alleanza terapeutica con gli operatori sanitari e il familiare di riferimento che può diventare un vero un “rinforzo” al team riabilitativo multidisciplinare.
La cura e l’assistenza di una persona disabile non è un percorso che ha schemi predefiniti, perché ogni persona ha la sua storia, ogni individuo è diverso così come le famiglie che affiancano queste persone fragili. Per questa ragione è fondamentale il rapporto di fiducia.
Da qui, l’importanza di un servizio di supporto psicologico, assistenziale e anche un aiuto strutturato per le prime incombenze legali e burocratiche. Il coinvolgimento di un caregiver riguarda l’aspetto affettivo–emotivo, oltre a quello sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale.
Per questo, le psicologhe supportano la famiglia durante tutto l’iter riabilitativo, per verificare le difficoltà emotive dei familiari e il loro grado di adattamento alla disabilità del congiunto, con attivazione di eventuali percorsi di supporto ove necessario. I caregiver saranno coinvolti nel percorso riabilitativo, con momenti strutturati di ascolto/confronto, supporto psicologico, educazione e addestramento.
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